SAYA
|
|
|
Performers |
|
Sara Fattoretto - voce Yuri Argentino - sax soprano,alto,tenore,baritono e flauto Andrea Vedovato - chitarra elettrica, classica e banjo Riccardo Di Vinci - contrabbasso e basso elettrico Stefano Cosi - batteria, caisa drum e kalimba |
|
|
|
01. Parlami d'amore Mariù 02. La voglia, la pazzia 03. Torpedo blu 04. Baciami piccina 05. Il tempo dei limoni 06. Ho un sassolino nella scarpa 07. Vecchio frack 08. Notte di luna calante 09. Il pinguino innamorato 10. Sono tanto pigro 11. Amore baciami |
“Ho un pinguino nella scarpa” è il titolo ironico e dissacrante del primo lavoro discografico di Saya, quintetto jazzistico padovano costituito da giovani musicisti che hanno già all’attivo importanti collaborazioni ed esperienze in ambito jazz e non solo. Un progetto ardito il loro, che strizza l’occhio alla canzone italiana d’autore degli anni ’30 e ‘60 tra filologia e sarcastico sperimentalismo. Dal Quartetto Cetra al Trio Lescano, da Domenico Modugno a Lelio Luttazzi, da Luigi Tenco a Giorgio Gaber, Saya attraversa alcuni tra i maggiori compositori, cantanti e performer musicali del Novecento vestendosi di sonorità nuove e arrangiamenti originali in salsa jazz e latin.
Il cd è composto da undici brani che ripercorrono le tappe fondamentali della storia della canzone ‘made in Italy’, in un viaggio che riscopre le radici della nostra tradizione musicale attraverso occhi nuovi e un nuovo ascolto.
La formazione composta da Sara Fattoretto alla voce, Yuri Argentino al sax, Andrea Vedovato alla chitarra, Riccardo Di Vinci al contrabbasso e Stefano Cosi alla batteria, presenterà l’album d’esordio, uscito per la nuova etichetta indipendente Indijazzti Records, durante i prossimi eventi del tour.
Il cd è composto da undici brani che ripercorrono le tappe fondamentali della storia della canzone ‘made in Italy’, in un viaggio che riscopre le radici della nostra tradizione musicale attraverso occhi nuovi e un nuovo ascolto.
La formazione composta da Sara Fattoretto alla voce, Yuri Argentino al sax, Andrea Vedovato alla chitarra, Riccardo Di Vinci al contrabbasso e Stefano Cosi alla batteria, presenterà l’album d’esordio, uscito per la nuova etichetta indipendente Indijazzti Records, durante i prossimi eventi del tour.
Ci sono dischi che fanno sentire più leggeri, che innescano il motore della felicità, facendoci vedere la vita con altri occhi. Questo disco è uno di quelli.
Ascoltando queste canzoni si potrà vivere l’atmosfera della canzone italiana, quella della tradizione più profondamente italica soprattutto per quanto riguarda la melodia, godendo di una musica davvero straordinaria.
I Saya 5et sono un quintetto formato da giovani musicisti che hanno già fatto molta esperienza nel jazz e non solo, e che si sono buttati in questa avventura di riarrangiare pezzi storici del Quartetto Cetra, del Trio Lescano , di Domenico Modugno, Lelio Luttazzi (straordinario autore troppo spesso dimenticato), Giorgio Gaber ed altri.
Questi ragazzi hanno compiuto un’opera eccezionale, dando una linfa nuova e bellissima a pezzi già fantastici di par loro. In Italia abbiamo una tradizione canora unica, con un repertorio che va dagli anni trenta agli anni sessanta, ovvero una musica che fatta in qualsiasi genere va bene. Ma i Saya 5et trovano la lettura giusta, usando il jazz come chiave interpretativa di fortissima efficacia.
Ho Un Pinguino Nella Scarpa è una dolce magia, ci fa camminare ad un metro da terra, e ci rende drogati dalla voce di Sara Fattoretto, cantante eccezionale al servizio di un gruppo di eccezione. Faccio davvero fatica a ricordarmi un album che mi abbia entusiasmato così tanto, forse il sottovalutatissimo “Mondo Cane” del maestro Mike Patton, anch’esso incentrato sulla musica genuinamente italiana. E io per musica italiana intendo quella dai ‘30 ai ‘50 ed il prog. Il resto è di molti livelli sotto.
Ascoltando queste canzoni si potrà vivere l’atmosfera della canzone italiana, quella della tradizione più profondamente italica soprattutto per quanto riguarda la melodia, godendo di una musica davvero straordinaria.
I Saya 5et sono un quintetto formato da giovani musicisti che hanno già fatto molta esperienza nel jazz e non solo, e che si sono buttati in questa avventura di riarrangiare pezzi storici del Quartetto Cetra, del Trio Lescano , di Domenico Modugno, Lelio Luttazzi (straordinario autore troppo spesso dimenticato), Giorgio Gaber ed altri.
Questi ragazzi hanno compiuto un’opera eccezionale, dando una linfa nuova e bellissima a pezzi già fantastici di par loro. In Italia abbiamo una tradizione canora unica, con un repertorio che va dagli anni trenta agli anni sessanta, ovvero una musica che fatta in qualsiasi genere va bene. Ma i Saya 5et trovano la lettura giusta, usando il jazz come chiave interpretativa di fortissima efficacia.
Ho Un Pinguino Nella Scarpa è una dolce magia, ci fa camminare ad un metro da terra, e ci rende drogati dalla voce di Sara Fattoretto, cantante eccezionale al servizio di un gruppo di eccezione. Faccio davvero fatica a ricordarmi un album che mi abbia entusiasmato così tanto, forse il sottovalutatissimo “Mondo Cane” del maestro Mike Patton, anch’esso incentrato sulla musica genuinamente italiana. E io per musica italiana intendo quella dai ‘30 ai ‘50 ed il prog. Il resto è di molti livelli sotto.
Voto 8/10
Massimo Argo
Massimo Argo
“Ho un pinguino nella scarpa”, uscito da poche settimane per la neonata etichetta indipendente Indijazzti Records, è il titolo ironico e dissacrante del primo disco di questo quintetto padovano costituito da giovani musicisti che hanno già all’attivo importanti collaborazioni ed esperienze in ambito jazz e non solo.
Si tratta di un progetto coraggioso, che rende omaggio alla musica italiana degli anni '30-'60 in modo assolutamente originale, frizzante ed entusiasmante.
Brani del Trio Lescano, del Quartetto Cetra, di Lelio Luttazzi, Domenico Modugno, Luigi Tenco e Giorgio Gaber vengono reinventati, sotto il comune denominatore del jazz, con arrangiamenti equilibrati e senza fronzoli, al posto dei quali troviamo spunti improvvisativi di tutto interesse, a tratti sarcasticamente sperimentali e provocatori (Torpedo Blu, dove tra l'altro, George Clooney prende il posto di Jean Harlow), a tratti invece sognanti e scanzonati (Vecchio Frack, Pinguino Innamorato) ma senza mai debordare.
L'impasto timbrico/melodico è morbido e gustoso per un risultato che si ascolta volentieri e che non lascia scampo al piede tamburellante e alla voglia di cantare tutto il giorno quelle canzoni.
Un progetto che compie una magia: quella di far rivivere, nuovi e vividi, momenti di un passato musicalmente straordinario e glorioso, con rispetto della tradizione da un lato e ironia dall'altro e di restituire, nuovi e lucenti, dei piccoli gioielli alle generazioni che non hanno vissuto quelle epoche. Il tutto denota grande creatività unita a un serio studio della tradizione musicale italiana, che da parte di giovani musicisti non è poi così usuale.
Tutti bravissimi i componenti del gruppo; naturalmente una menzione particolare va alla splendida voce di Sara Fattoretto, pastosa e un po' nasale-che-ci-piace, capace di interpretare grandi brani evergreen in modo personale e senza cadere in tentazioni imitative.
Questo è un disco che parla d'amore, che innesca la voglia e la pazzia di prendere una torpedo blu e dire “baciami piccina che è il tempo dei limoni” e immaginare lei rispondere “ma ho un sassolino nella scarpa e poi quel vecchio frack, in una notte di luna calante ti fa sembrare un pinguino innamorato” e lui che fa “sono tanto pigro amore, baciami!”
Perfetto.
Si tratta di un progetto coraggioso, che rende omaggio alla musica italiana degli anni '30-'60 in modo assolutamente originale, frizzante ed entusiasmante.
Brani del Trio Lescano, del Quartetto Cetra, di Lelio Luttazzi, Domenico Modugno, Luigi Tenco e Giorgio Gaber vengono reinventati, sotto il comune denominatore del jazz, con arrangiamenti equilibrati e senza fronzoli, al posto dei quali troviamo spunti improvvisativi di tutto interesse, a tratti sarcasticamente sperimentali e provocatori (Torpedo Blu, dove tra l'altro, George Clooney prende il posto di Jean Harlow), a tratti invece sognanti e scanzonati (Vecchio Frack, Pinguino Innamorato) ma senza mai debordare.
L'impasto timbrico/melodico è morbido e gustoso per un risultato che si ascolta volentieri e che non lascia scampo al piede tamburellante e alla voglia di cantare tutto il giorno quelle canzoni.
Un progetto che compie una magia: quella di far rivivere, nuovi e vividi, momenti di un passato musicalmente straordinario e glorioso, con rispetto della tradizione da un lato e ironia dall'altro e di restituire, nuovi e lucenti, dei piccoli gioielli alle generazioni che non hanno vissuto quelle epoche. Il tutto denota grande creatività unita a un serio studio della tradizione musicale italiana, che da parte di giovani musicisti non è poi così usuale.
Tutti bravissimi i componenti del gruppo; naturalmente una menzione particolare va alla splendida voce di Sara Fattoretto, pastosa e un po' nasale-che-ci-piace, capace di interpretare grandi brani evergreen in modo personale e senza cadere in tentazioni imitative.
Questo è un disco che parla d'amore, che innesca la voglia e la pazzia di prendere una torpedo blu e dire “baciami piccina che è il tempo dei limoni” e immaginare lei rispondere “ma ho un sassolino nella scarpa e poi quel vecchio frack, in una notte di luna calante ti fa sembrare un pinguino innamorato” e lui che fa “sono tanto pigro amore, baciami!”
Perfetto.
Manuela Angelini - Ritratti di Jazz